Mi ricordo i due mesi filati passati li, come i mesi della riscoperta. Mi ricordo le mattine d'attesa, il silenzio del pomeriggio, la furia delle sirene e la grazia della luce, d'improvviso farsi presenti, a ricordarmi la vita. Ho memoria di tutto, che le foto servono a questo e che quello è stato il tempo in cui ho sentito la città farsi chiara dentro me. Come a chiarirmi chi ero, cosa avrei dovuto essere, quello che diventerò.

27.09.2014
Midtown si incrosta di corpi, nel sole pieno della notte di Time Square. Io, null’altro che uno, del peso della metà, tengo stretto il respiro, lo sguardo a riposo, mentre un corpo alla volta, il ventre di Manhattan, ingoia anche me. Il bambino cinese suona qui il suo prodigio. Ha sette anni ben portati, una giacca su misura, i capelli sudati di caldo e un poliziotto, ad un passo e mezzo, che batte il piede ad ogni levare. Suo padre, culo secco su una cassetta svuotata di frutta, una canottiera di macchie, pantaloni sopra la caviglia, osserva e dirige, vuota e conta, si sbrodola e mastica la beatitudine, al suono esausto della Marcia Turca. Mentre anch’io, nell’attesa del prossimo treno, benedico di dollari un nuovo schiavo e il suo schiavista. Time Square e il suo elettricista.