Mi ricordo i due mesi filati passati li, come i mesi della riscoperta. Mi ricordo le mattine d'attesa, il silenzio del pomeriggio, la furia delle sirene e la grazia della luce, d'improvviso farsi presenti, a ricordarmi la vita. Ho memoria di tutto, che le foto servono a questo e che quello è stato il tempo in cui ho sentito la città farsi chiara dentro me. Come a chiarirmi chi ero, cosa avrei dovuto essere, quello che diventerò.

28.09.2014
Bay Ridge arresa al suo stesso pudore, guarda dal marciapiede opposto. Sono arrivato senza scali, con novanta minuti di treno e mezz’ora di ritardo. I fiori dimenticati, la macchina al collo, la distanza che serve perché tutto abbia una ragione. Nina ha aperto oggi sulla Fifth Avenue sbagliata. La conosco dal mio primo viaggio, dalla prima settimana. Sempre uguale a se stessa, sempre identica all’idea che ha di sé, salvo le labbra nuove, gli zigomi alti, un marito smarrito e gli amici, ancora identici, ancora da rifare. C’è un odore denso di Chanel, il formaggio al tartufo sui rossetti, la Vodka che parla, le georgiane a fiori, un Chiwawa di nome Putin. E uomini, di molta fortuna e di pochissima grazia. Che brindano alla vita come se non avessero altro tempo davanti, la miseria alle spalle. Bay Ridge guarda dal marciapiede opposto, a festa finita, bicchieri infranti. Senza giudizio, senza benvenuto. Senza averne rotto neanche uno. Proprio come me.